Staranzano, una terra fra pianura e mare dove acqua dolce, salata e di risorgiva si fondono insieme a formare paesaggi meravigliosi. Il Gruppo Scout Staranzano 1 vi guida in una passeggiata alla scoperta di questo territorio, per imparare ad apprezzare le bellezze del paesaggio che ci circonda e che a volte dimentichiamo.
Un suggestivo itinerario da percorrere a passo lento, aperto e adatto a tutti, che si snoda fra campi e risorgive e ispirato ai pensieri di Baden Powell fondatore dello scoutismo che ha scritto:
“Guida da te la tua canoa, non contare sull’aiuto degli altri. Stai partendo dal ruscello della fanciullezza per un viaggio avventuroso; di lì passerai nel fiume dell’adolescenza; poi sboccerai nell’oceano della virilità, per arrivare al porto che vuoi raggiungere.”
Il biotopo delle risorgive Schiavetti è un’area naturale ubicata tra l’altopiano carsico e il mare Adriatico. Rappresenta l’appendice più orientale della linea di risorgive che attraversa l’intera pianurapadano-veneta, nonché l’area umida sorgentizia del bacino mediterraneo collocata più a nord. Il biotopo Schiavetti è un’area naturale protetta, caratterizzata dalla coesistenza di diversi habitat come prati umidi e torbosi, siepi, boschetti, canneti e olle.
La zona industriale che conosciamo oggi, fino al 1926-1928, non era presente; era molto ristretta e centralizzata nella zona del cantieredi Monfalcone. A ricoprire la zona vi era un sistema paludoso molto più ampio e complesso caratterizzato da un reticolo di brevi corsi d’acqua, per lo più scomparsi con l’avvio della bonifica che permise di utilizzare i terreni per le monoculture.
Questa (dove ci troviamo) è una delle due strade che, a fine ‘800, venivano utilizzatedagli staranzanesi per raggiungere la località delle Giarette per fare il bagno.
Il fenomeno delle risorgive è dovuto al superficializzarsi di acque fluviali e piovane filtrate nel sottosuolo attraverso le ghiaie dell’alta e media pianura friulana, quando incontrano uno strato di terreno impermeabile.
Affiorando l’acqua asporta una parte di sedimenti dal fondale, formando le caratteristiche depressioni chiamate olle o polle.
Nel centro di Staranzano sorgevano alcuni fiumi di piccole-medie dimensioni, di acque limpide e ghiacciate, che congelavano e asportavano il terreno. Durante le brentane (periodi di piena) inoltre, diventavano una grande rischio per i campi coltivati che venivano danneggiati e perdevano la produzione a causa dell’esondazione dei corsi d’acqua.
Il Brancolo fu costruito tra il 1928 e il 1930 in concomitanza all’idrovora Schiavetti. È un canale completamente artificiale ideato per il progetto dell’Idrovia Litoranea Veneta e per il raccoglimento delle acque dolci di risorgiva, pompate dall’idrovora stessa, dai campi bonificati. Nel corso del tempo tale rimozione ha però provocato un graduale abbassamento del livello dei terreni bonificati, separati dall’ambiente litoraneo da un sistema di argini costruiti per impedirnel’allagamento. Questa conseguenza, abbinata al noto fenomeno dell’innalzamento del livello del mare (conseguenza indiretta del cambiamento climatico), comporta inoltre l’infiltrazione sotterranea di acqua salata nei campi che, prendendo il posto di quella dolce asportata, provoca gravi danni alla fertilità del suolo.
A causa dell’innalzamento del livello del mare precedentemente citato si sta verificando anche una graduale risalita da parte dell’acqua salata lungo i corsi d’acqua dolce, minacciando la fertilità dei terreni da essa bagnati.
Un semplice metodo che ci può aiutare a individuare il fenomeno della contaminazione dell’acqua salata nei corsi d’acqua dolce, consiste nell’osservazionedella flora acquatica presente. La vigoria di sviluppo della canna di palude è uno di questi: questa specie popola rigogliosamente i corsi d’acqua dolce, diminuendo di statura man mano che incontra ambienti via via più salmastri, fino ad apparire “bruciata” a causa dell’eccessiva salinità. La presenza di piante verdi filamentose sul fondo dei canali è un ulteriore utile indicatore di acqua dolce, in contrapposizione a fondali sabbiosi privi di vegetazione caratteristici di ambienti fortemente salmastri.
La bonifica era già stata pensata a fine ‘800 ma, a causa della guerra, non fu realizzata fino al periodo fascista. Allora fu ritenuta necessaria per ridurre le problematiche igienico-sanitarie causate dalla malaria, per dare lavoro ai contadini tentando di risolvere, almeno in parte, le problematiche del dopoguerra legate alla scarsità di cibo, e all’altissimo flusso di persone trasferitesi dal Sud per lo sviluppo industriale.
Negli anni anche lo stesso paesaggio bonificato è mutato molto. Inizialmente infatti i campi erano di piccole dimensioni, frazionati e permettevano la coesistenza di diversi micro ecosistemi ricchi di biodiversità. Le zone boschive erano curate e pulite, e la popolazione faunistica in esse accolta era limitata. Oggi i campi, coltivati a monocoltura, sono molto estesi e non permettono più la convivenza di tante specie animali. Al contrario, i boschi hanno subito un graduale abbandono e il conseguente inselvatichimento li ha portati ad arricchirsi di molte specie selvatiche.
Ai cambiamenti paesaggistici si possono accostare anche mutamenti nelle abitudini e nei comportamenti della fauna. Ne è un esempio la distribuzione dei caprioli che, nel tempo, hanno abbandonato il loro naturale habitat boschivo per organizzarsi in branchi e instaurarsi insolitamente in mezzo al territorio vuoto degli appezzamenti coltivati.
Il nostro depuratore è l’unico presente in tutta la bassa friulana e l’intero sistema fognario è composto da reti di tubature che vanno a raccogliere le acque bianche, grigie e nere tutte assieme, senza tenerle separate tra loro. Il depuratore di Staranzano non è dotato di vasche di raccolta e decantazione con portata sufficiente rispetto alla mole di popolazione ora servita e quando si verificano abbondanti piogge, il volume di reflui diventa ingestibile. A questo punto entrano in azione i Troppo Pieni (sistemi di scarico d’emergenza delle reti fognarie per prevenire il sovraccarico delle tubature) che riversano il contenuto del sistema di condotte direttamente nella vecchia roggia di Bistrigna. La zona circostante il depuratore di Staranzano risulta inaspettatamente un interessante punto di interesse naturalistico per la ricchezza di avifauna. In particolare è possibile osservare numerose specie diverse di gabbiani attratti nel sito dalla ricca fonte di nutrimento, per loro rappresentata dagli scarti delle lavorazioni qui eseguite.
Questa polla è chiamata Pozza PoEMa e, come il biotopo Schiavetti, rappresenta un altro sistema naturale che testimonia il carattere paludoso e sorgentizio del paesaggio nel periodo precedente alle opere di bonifica. Negli ultimi anni il sito è stato studiato e monitorato dall’Isis BEM di Staranzano, dimostrando partecipazione attiva nella tutela del nostro territorio e volontà sincera nella sensibilizzazione dei giovani verso le tematiche ambientali. Dopo la bonifica del territorio vennero costruiti 3 principali mulini. Uno era situato sulla roggia di Bistrigna, uno sulla roggia Sdobba e l’ultimo sulla roggia Jadinaz.
La strada della Grappetta come la conosciamo e percorriamo oggi un tempo non esisteva. Quando fu costruita i contadini scavarono a mano i canali che la costeggiano per mantenere una buona irrigazione nei loro campi. A poche centinaia di metri da qui, era situata una postazione della Contraerea della prima guerra mondiale usata per difendere il cantiere.
L’opera di bonifica coinvolse interamente anche la zona limitrofa alla foce del fiume Isonzo. Tra il 1970 e il 1976, grazie all’iniziativa di Fabio Perco (famoso zoologo e naturalista triestino) e all’approvazione della legge sulle riserve naturali, una parte della zona subì una rinaturalizzazione andando a ricreare l’habitat originario. Nacque così l’area protetta dell’Isola della Cona.